franchino's way

27 febbraio, 2009

De vulgari eloquentia

Un domani sicuramente ci saranno trasmissioni, libri, articoli, dibattiti, in cui si discuterà “dell’era Berlusconiana”. Ma, ammesso che proveremo a pensarci su, come lo faremo? Si guarderà a questo passato continuando a dividerci tra pro e contro, tifosi e critici, berluscones e altri? Continuerà la tradizione di muovere i fili della storia per adattarli alla stoffa che più va di moda o più conviene al momento? Si può davvero sperare, mi chiedo, che un giorno gli italiani sapranno fare i conti con questo passato buio, quello in cui viviamo, e guardarlo come un fenomeno storico, sociale, antropologico quasi? Sapremo essere distaccati?

O, a furia di rimanere fermi in questa melma, impantanati, ci risulterà impossibile avere uno sguardo retrospettivo, tipico di chi parla di vicende e situazioni passate perchè sa di essere entrato in una nuova era, un nuovo contesto in cui balzino agli occhi in maniera più chiara, per esclusione, le differenze, i caratteri peculiari, le criticità, i perchè e i come, i quando e i fin quando. Il nostro giudizio storico, quello che verrà fuori ascoltando frasi e discorsi di strada, telefonate, battute, come giudicherà la volgarità di Berlusconi e della sua Italia? Mi chiedo, insomma, quanto peserà questo periodo nelle nostre storie e quanto per quanto durerà ancora, almeno a livello culturale?

Oggi mi trovo costretto a sperare nella crisi, nella distruzione, nell’ecatombe economica. Mi trovo costretto a sperare che tutto crolli, che gli schemi culturali che rantolano nei derivati si sfascino drammaticamente lasciando il nulla, le macerie, la distruzione. Ma la crisi può anche portare alla barbarie; i confini sono meno definiti, i territori mal presidiati, la corruzione dilaga. La disperazione, la paura, lo spirito di sopravvivenza può portare “all’homo homini lupus”, alla guerra tra poveri, all’autoritarismo. No… meglio non tifare troppo  per la crisi, forse. Non abbiamo cure ora per evitare la deriva e forse non le avremo domani. Come edificare una nuova società se non si hanno attrezzi per costruire neanche un muretto a secco oggi?

2 commenti »

  1. Quando si tocca il fondo, quando si arriva al fondo, giù giù nella merda, ci si risveglia o si crepa. Io spero nel risveglio.

    Commento di diario_est — 28 febbraio, 2009 @ 8:36 PM | Rispondi

  2. Forse anche voi avete qualche motivo per venirmi a trovare

    Commento di scrittiapocrifi — 23 aprile, 2009 @ 2:55 PM | Rispondi


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