franchino's way

23 settembre, 2014

Il futuro è nella vecchiaia

Un mio vecchio cruccio, un argomento già trattato in questo blog. Ma, come vedrete, la realtà offre sempre spunti per poter scrivere qualcosa. E io l’ho fatto per Bolognina Basement.

Qualche anno fa le pagine dei quotidiani locali e nazionali erano riempite dalla lotta dei sedicenti comitati di residenti di alcune aree del centro storico contro il “degrado”. I comitati, composti da proprietari di casa, accusavano il comune di aver concesso troppo alla movida e alla night life dei city users provocando l’impossibilità di vivere e riposare degnamente. Probabilmente su qualcosa avevano ragione, ma l’aspetto fondamentale della disputa era prima di tutto generazionale: persone adulte o in via di invecchiamento contro giovani ventenni o in età universitaria. Vecchia Italia che ancora poteva permettersi una casa e un lavoro fisso contro futuri precari, in affitto e voglia di bere e qualche cannone in tasca.

Che poi, lasciatemi divagare un attimo, quando uno va in giro come turista fa sempre attenzione ai capitoli riguardanti la movida; non a caso si preferisce andare in Spagna piuttosto che in Slovenia o in Lettonia. Perché la movida è bella, rende divertente una visita di una città e fa molto cool e le foto di notte poi acchiappano un sacco di “mi piace”, anche senza filtri instagram. Ma solo se si va fuori. Se si sta a casa, la propria, diventa degrado, fastidio e filmini di denuncia da mandare alla stampa locale o patate lanciate dalla finestra (era forse il 2006, successe davvero in via Petroni). E pazienza per il turista tedesco che ha letto sulla Lonely Planet della famosa, fantastica, godereccia, vivace vita notturna bolognese.

Ok, questo è uno spunto polemico un po’ sterile, torniamo al discorso generazionale; si diceva che la guerra negli anni del Coffy Party (nel senso di Partito di Cofferati) era fondamentalmente tra giovani (o presunti tali) e anziani (o poco meno che tali). Alla fine, con fortune alterne, vinsero i secondi, o comunque dal punto di vista mediatico venivano visti come vittime, oggetto di simpatie e solidarietà trasversali soprattutto fuori città, lontano, dove può più un servizio de “La vita in diretta” condotto da Cucuzza di una telefonata al figlio sotto esame che dice “tutto ok, ieri sono stato in Piazza Verdi, è tutto tranquillo”.

(foto de Il Resto del Carlino)

Stamattina poi mi sono imbattuto in una notizia che sposta più in là la battaglia, alla fonte, oserei dire. A San Lazzaro pare che in alcune ore del giorno sarà vietato ai bimbi di giocare nei parchi pubblici nei pressi delle abitazioni. Niente più pallone, corse, biciclette. Niente giostrine. Niente schiamazzi. Il residente vuole riposare, l’anziano ha diritto alla salute. E buona pace ai ricordi nostalgici dei bei tempi quando i suddetti anziani giocavano a calcio in strada. Altri tempi, altre epoche. I bambini di una volta erano silenziosi, rispettosi, non gridavano ed erano tutti bianchi e con la riga a lato. E il parco della Resistenza di San Lazzaro, soprattutto, non esisteva. Una volta, signora mia, qui era tutta campagna.

Dopo la guerra ai ventenni i residenti del sobborgo bolognese colpiscono i bambini anche perché la night life a San Lazzaro fatica ancora ad attecchire, non c’è sulle guide e gli universitari sono pigri e si ostinano a voler vivere nel centro storico e fare la pipì nei caratteristici vicoletti. Quindi ci si accontenta di quello che c’è e allora bisogna educare i futuri ventenni da subito. La loro vita sarà piena di sacrifici e dovanno lavorare, zitti e muti, per pagare la pensione e il ticket ai nonni. Altrimenti la via è bella lunga, ce n’è di posti dove andare (o tornare). E niente birre la sera. Bisogna essere serissimi e sobri. Come una volta.

Bene, i residenti hanno ragione e nulla potrà la minoranza lassista di nonni che protestano contro l’ordinanza comunale perché non potranno portare i nipotini al parco. Si rassegnino anche loro, il futuro è nella vecchiaia. Nel 2011 l’Istat ci ha comunicato che nel 2043 gli ultra 65 enni arriveranno oltre il 32% della popolazione. Avremo quindi molto peso politico, saremo l’ago della bilancia. Io nel 2043 avrò 63 anni e finalmente conterò qualcosa, sarò decisivo. Sceglierò il mio partito, lo condizionerò e manderò le lettere al Carlino che farà partire delle campagne in cui IO ho ragione e i ragazzini no. E alle 20, in pieno prime time televisivo, ci saranno le pubblicità sulla doccia con la sedia dentro, lo scooter elettrico a quattro ruote e 4 marce per girare per un silenziosissimo centro storico senza rotture di coglioni e qualche bel cantiere, l’agenzia di badanti e le clinche della felicità per una vecchiaia serena, decisiva e conservatrice.

Io a 65 anni farò tendenza. Sono soddisfazioni. Il futuro è nell’anzianità. Siate vecchi già da ora, esercitatevi, provate a essere reazionari e conservatori oltre ogni decenza, ne sarete orgogliosi e avrete un futuro assicurato.

Una vecchia Italia è possibile e sarà tutta nostra.

Ora mi faccio portare in Piazza San Francesco: è mattina, si sta bene, non c’è nessuno e mi posso godere un po’ di relax senza ragazzini che rompono con le birre e questa insanissima e degradante voglia di riprodursi e sorridere sempre.

Non c’è un cazzo da ridere.

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